Siamo arrivati da un paio di giorni a Shenzhen ma qualche giro in bus o a piedi ci è bastato per farci una prima idea su questo Paese. In Cina tutto sembra costruito con estrema dedizione ai particolari, all’ordine, a una certa raffinatezza. Altissimi grattacieli spiccano nel cielo con i piedi immersi in un dolce letto di verde, le strade sono immense vie alberate. La vegetazione è lussureggiante.
I primi contatti con le persone sono abbastanza complessi, la comunicazione è parecchio difficile qui non riuscendo ad interloquire con i negozianti in inglese. Le botteghe e le bancarelle di street food competono con insegne luminose e colorate che lampeggiando sembrano gridare ai potenziali clienti per attrarli al loro interno. Un rapido giro al mercato ortofrutticolo che ci incuriosisce al passaggio e un intero nuovo mondo si schiude davanti ai nostri occhi: frutti tropicali di forme e colori stravaganti, incroci tra mele e pere, pesce pronto da “pescare” dalle grandi vasche e pacchetti di carne cotta sottovuoto appesi negli espositori.
Ma il cibo cinese è molto più di questo: abbiamo già sperimentato la cucina cantonese e quella del nord-est, convivialmente consumate stretti intorno a un’enorme tavola con centro girevole che invita alla condivisione di insolite ma intriganti e appetitose pietanze: dai classici ravioli al vapore agli spezzatini di carne, dal pesce in agrodolce all’insalata di funghi neri piccanti, qui tutto viene cucinato ad arte e condito con svariati e curiosi intingoli.
Camminando per le vie verso sera capita poi di imbattersi in gruppi di persone di tutte le età che, disposte rigorosamente lungo linee parallele e perpendicolari, danzano leggiadre seguendo una musica gentile che infonde pace. Restiamo sbalorditi di fronte a un approccio alle attività ricreative così diverso rispetto al nostro: inclusivo, positivo e davvero capace di allontanare, se non cancellare, lo stress e le tensioni della giornata.